Si chiama “whistleblowing” e potrebbe essere una novità importante nella lotta alla corruzione dentro la Pubblica Amministrazione: ad annunciarla, come si legge in un articolo pubblicato su ItaliaOggi, è stato Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac), nel corso del suo intervento a “Contromafie”, evento organizzato da Libera e svoltosi a Roma dal 23 al 26 ottobre. Questo strumento (che tradotto in italiano significa “soffiata”) permetterà al dipendente della P.A., che nello svolgimento della propria attività lavorativa sia venuto a conoscenza di illeciti, di denunciarli semplicemente inviando una mail all’indirizzo whistleblowing@anticorruzione.it. Al dipendente sarà garantita massima riservatezza al pari di una segnalazione anonima.

Sarà l’Autorità a raccogliere la segnalazione e verificare le indicazioni utili a smascherare casi di corruzione, consentendo così al dipendente pubblico di dare il proprio contributo alla lotta all’illegalità senza per questo rischiare di subire ritorsioni. Lo stesso Cantone ha spiegato che, a breve, l’Autorità nazionale anticorruzione emanerà una delibera contenente le istruzioni per attuare la procedura, chiarendo che l’organismo “è competente a ricevere (ai sensi dell’art. 1, comma 51 della legge 6 novembre 2012, n. 190 e dell’art. 19, comma 5 della legge 11 agosto 2014, 114) segnalazioni di illeciti di cui il pubblico dipendente sia venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro”.

Inoltre, l’ex procuratore della Dda di Napoli ha affermato che, al fine di una immediata attuazione di tali disposizioni normative, si intende aprire “un canale privilegiato a favore di chi scelga di rivolgersi all’Autorità e non alle vie interne stabilite dalla pubblica amministrazione di appartenenza”. Attraverso il whistleblowing, che fa leva sulla garanzia di riservatezza per colui che segnala l’illecito via mail, oltre a sollecitare un’attività di vigilanza all’interno della P.A., si potrà “contribuire all’accertamento delle circostanze di fatto e all’individuazione degli autori della condotta illecita”.

Allo stesso tempo, l’Anac avrà l’occasione di testare l’adeguatezza e l’efficacia dei sistemi stabiliti da ciascuna pubblica amministrazione, con riferimento alle denunce di un dipendente, e la loro coerenza con le direttive previste nel Piano nazionale anticorruzione, per evitare “il radicarsi di pratiche discriminatorie nell’ambito di eventuali procedimenti disciplinari”.

Come riportato sempre da ItaliaOggi, negli Usa e nel Regno Unito il whistleblowing, oltre che per denunciare casi di corruzione e concussione, viene utilizzato per segnalare, in forma riservata, rischi sul luogo di lavoro, frodi, danni ambientali, false comunicazioni sociali e altro ancora. Una novità positiva, di sicuro, ma la cui efficacia sarà strettamente connessa al grado di riservatezza che l’Autorità italiana saprà concretamente garantire ai dipendenti, superando quella diffidenza che nasce dalle tante delusioni e ingiustizie che, in Italia, sono state vissute da chi ha scelto di denunciare un illecito, soprattutto nell’ambito della propria attività lavorativa.

Inoltre, nella certezza del grande lavoro che Raffaele Cantone (persona seria e magistrato eccellente) sta svolgendo, ci si augura che a questo strumento di denuncia si affianchi presto una normativa capace di garantire sanzioni durissime a chi è protagonista dell’illecito. Perché in assenza di una legge anticorruzione valida, efficace, capace di garantire certezza della pena e piena applicazione della stessa, il whistleblowing sarà solo una freccia spuntata nell’arco di chi, con amarezza, rinuncerà a tirare, comprendendo che sarebbe inutile mirare a un bersaglio che può spostarsi come crede e rimanere irraggiungibile.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org