Niente più trivelle. È quello che ci si aspetta dalla presentazione dei tre emendamenti che introducono i nuovi commi da 129-bis a 129 quater alla Legge di Stabilità 2016, con i quali il governo si propone di fare un passo indietro sulle norme a favore delle trivelle, dichiarando di aver sacrificato sinora lo sviluppo sostenibile del Paese a vantaggio dei petrolieri e ammettendo che queste attività non potevano affatto essere considerate strategiche. Tra gli emendamenti, innanzitutto, bisogna mettere in luce il ripristino del limite di distanza di dodici miglia dalla costa per le perforazioni petrolifere; questo comporterebbe un importante risvolto nella storia di Ombrina Mare, che potrebbe non vedere più la luce.

Il progetto ancora non ha avuto la concessione di coltivazione, poiché non è stato pubblicato il decreto sul bollettino ufficiale per gli idrocarburi e le georisorse (Unmig). Sarà infatti essenziale capire se la concessione arriverà prima che entri in vigore la legge di Stabilità, cioè il primo gennaio 2016. Un’altra decisione rilevante è sicuramente l’eliminazione della dichiarazione di strategicità, indifferenza e urgenza delle attività petrolifere e quindi la possibilità di coinvolgere i territori locali nei processi decisionali.

Restano però delle perplessità da parte degli ambientalisti, del coordinamento No Triv e di personalità del settore, tra cui Enzo Di Salvatore, professore di diritto costituzionale che ha scritto i quesiti referendari anti-trivelle. La prima perplessità sulle modifiche governative riguarda il comma bis dell’articolo 129, che, nonostante esprima il divieto di trivellare entro dodici miglia dalla costa, prevede comunque che i titoli abilitativi già rilasciati restano salvi. A tal proposito occorre tenere ben presente che in Italia ci sono molti progetti in corso. Potremmo iniziare con la Sicilia dove, a largo di Pozzallo (Ragusa), la piattaforma Vega B della Edison che doveva nascere accanto alla Vega A potrebbe saltare, ma la paura che continuino a trivellare rimane, visto che essa aveva già beneficiato di proroghe.

Sempre nell’isola troviamo il caso dell’offshore ibleo, il progetto di Eni ed Edison che prevede lo sviluppo di due giacimenti di metano e, lungo la costa tra Gela, Licata e Ragusa, otto nuovi pozzi. La maggior parte è fuori dalle dodici miglia, quindi si aspetta di vedere come possa evolvere la situazione, dato che Eni possiede già i titoli. Continuando, si possono segnalare i programmi che dovrebbero sorgere nell’Adriatico, dove la scorsa estate sono stati emanati alcuni decreti di compatibilità ambientale nelle zone tra Rimini e Termoli e tra il Gargano e il Salento e, nello specifico, era stata approvata la Via per le attività della Spectrum Geo in un’area che va dall’Emilia-Romagna alla Puglia. Nello Ionio, infine, è stato concesso il via libera per quattro permessi di ricerca.

Un altro dubbio concerne l’eliminazione del piano delle aree nelle quali svolgere le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. Ciò, di conseguenza, non consentirebbe l’attuazione della Valutazione Ambientale Strategica sul disegno di governo e petrolieri, ma si tratterebbe di effettuare un esame caso per caso. Per concludere, rimane incerto il fatto che vi sia un limite temporale di sei anni per le attività di ricerca derivanti dal titolo concessorio unico, punto sul quale i No Triv e Di Salvatore hanno già presentato un sub-emendamento correttivo.

Anche il fronte politico si è espresso: Piero Lacorazza, presidente del Consiglio regionale della Basilicata, alla luce degli eventi ha chiesto un incontro urgente con i colleghi delle altre regioni; Luciano D’Alfonso, governatore dell’Abruzzo, ha asserito quanto sia stata essenziale l’intesa tra territori locali; e, infine, Michele Emiliano, presidente della regione Puglia, ha commentato il retromarcia come una grande vittoria popolare.

Ora si aspetta solo che i fatti diventino concreti, cioè che gli emendamenti siano effettivamente approvati e che le concessioni previste non arrivino prima dell’1° gennaio, quando la Legge di Stabilità entrerà in vigore. “Si approvino pure gli emendamenti – ha commentato il Coordinamento Nazionale No Triv – ma si apra da subito la discussione politica sul futuro energetico del nostro Paese”.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org