Da un nome originale e un pizzico filosofico come Slaves of Love and Bones (SOLAB), ovvero “schiavi di amore e ossa”, non ci si poteva non attendere qualcosa di musicalmente molto particolare. Dopo un primo ascolto delle loro composizioni, infatti, risulterebbe effettivamente inappropriato collocare il loro sound entro un determinato genere musicale; e di questa tesi i primi sostenitori sono i membri stessi della band, che, sulla loro pagina Facebook ufficiale, dichiarano di essere ancora alla ricerca di una definizione riassuntiva e completa del loro stile.

Le linee sonore sembrano degli intrecci estemporanei, che attingono qua e là un ritmo particolare o una melodia classica di un determinato genere musicale, unendoli e fondendoli in qualcosa che, con lo scorrere della traccia, assume un’identità precisa pur essendo una prospettiva nuova, forse insolita a un primo impatto, ma che invece risulta poi, quantomeno, molto interessante da ascoltare.

Come prova di quanto detto ci viene in supporto il loro Ep, intitolato “Real Fake Music”: un titolo stravagante che inquadra, seppur non letteralmente, il contenuto del lavoro. All’alba di ogni traccia sembra di essere di fronte a un fake genre, ma solo fino a quando la matrice elettronica di new generation, il rock potente e travolgente classico del nu-metal e dell’alternative rock non prendono il sopravvento, amalgamandosi in qualcosa di razionale e piacevole, diventando elementi imprescindibili in ognuna delle sette tracce che compongono la produzione.

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Manuele Foti -ilmegafono.org