La conversione all’energia green di uno o più Stati occidentali (e non) fa sempre notizia, ma l’evento diventa ancor più sensazionale se a muoversi in direzione rinnovabile è uno dei colossi del gas e dei combustibili fossili. Paese controverso per eccellenza, la Russia di Vladimir Putin offre sempre validi motivi alle cronache internazionali per far parlare di sé: dai diritti umani violati all’oscurantismo, passando per le politiche energetiche. Ebbene, il gigante sovietico, per essere precisi la regione del Grande Nord, sembra abbondare di impianti geotermici e fotovoltaici per la produzione di elettricità. Circa la metà dell’energia prodotta sull’isola di Iturup, nell’arcipelago delle Curili è infatti geotermica, così come l’approvvigionamento di numerosi altri piccoli e grandi villaggi. Ed è così che le autorità hanno deciso di dare la svolta rinnovabile da molti richiesta.

La Russia ha aderito alla IRENA, Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, fondata nel 2009 per volere della Germania. Attualmente l’IRENA conta 131 membri, che, ratificando il trattato d’adesione, possono ricevere tutte le informazioni utili riguardo alle potenzialità e modalità di sfruttamento dell’energia pulita. Entrando in questo prestigioso gruppo, la Russia potrà dire la propria in materia di sviluppo energetico a livello globale, oltre a poter sfruttare a proprio vantaggio i dati e i risultati delle ricerche condotte nel settore.

L’ingresso della Russia nell’IRENA innesta il colosso energetico in un trend dallo sviluppo costante. Le recenti statistiche testimoniano che, nel 2013, il 21% circa del consumo mondiale di energia deriva da fonti rinnovabili ed entro il 2020 tale consumo aumenterà ulteriormente, persino in Cina ed Egitto, dove si stimano rispettivamente aumenti del 15% e del 20%.

Tornando alla Russia, Greenpeace asserisce che il suo potenziale economico delle energie rinnovabili è del 25% circa. Non bisogna nascondere che attualmente la Russia tiene le redini di moltissimi stati europei per quanto riguarda i rifornimenti di gas naturale, ma se l’esempio parte dai giganti, forse, anche i più piccoli imboccheranno una nuova, più pulita, strada maestra. Sempre che non ci si metta di mezzo Putin.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org