La Puglia, una delle mete turistiche più ambite del nostro Paese, diventa teatro dell’ennesimo tentativo di devastazione ambientale e i riflettori, ancora una volta, sono puntati su Taranto. Si tratta del Progetto Tempa Rossa, ideato da Eni, che prevede la costruzione di due serbatoi per lo stoccaggio del petrolio proveniente dalla Basilicata e l’allungamento del pontile della raffineria per consentire l’attracco delle navi che caricheranno lo stesso greggio.

Sin da subito, a far chiarezza sul rischio di impatto ambientale dannoso, ci ha pensato Arpa Puglia (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente). Gli esiti dei suoi studi, effettuati nei luoghi dove dovranno sorgere i due serbatoi, mostrano che sono inadatti e, come se non bastasse, produrranno un aumento considerevole dell’inquinamento, poiché il funzionamento di questi impianti comporterà un incremento delle emissioni diffuse pari a 10 tonnellate/anno. Inoltre, è stato messo in luce che lo stoccaggio del greggio, che avverrà a una temperatura di 40 gradi, sarà la causa del 12 per cento in più di emanazioni di composti volatili.

“Ho detto alle società di Tempa Rossa – afferma Giorgio Assennato, direttore generale di Arpa Puglia – di giocare a carte scoperte. Indichino chiaramente cosa c’è nel loro progetto, se e quali ricadute ambientali ci sono, e noi lo valuteremo attentamente. Entro due mesi l’Agenzia per l’ambiente completerà lo studio nel quale valuterà il danno sanitario dovuto alle emissioni industriali in tutta l’area di Taranto con e senza gli impianti di Tempa Rossa. Le società di Tempa Rossa hanno detto di aver già l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dal ministero, che le altre autorizzazioni sono state ottenute e che manca solo il via libera del Comune di Taranto, cioè la concessione edilizia”.

Anche in questo caso il fronte di opposizione al progetto, il movimento “Stop Tempa Rossa”, è più che mai compatto. Obiettivo principale è quello di fermare l’avanzata delle lobby del petrolio che rischiano di contaminare e minacciare le bellezze pugliesi. Tempa Rossa significa un investimento di 300 milioni di euro e la fase di cantiere interesserà 50 imprese e circa 300 addetti, profitti inutili se paragonati ai danni ambientali pronosticati. In più, il movimento ha constatato che la costruzione di questi serbatoi, da 180mila metri cubi, sarà realizzata con tecnologia a tetto galleggiante, che potrebbe procurare pericolosi incidenti, come quello avvenuto nella raffineria di Milazzo lo scorso settembre.

Quindi, dinanzi a queste e molte altre perplessità, l’organizzazione ha portato avanti diverse iniziative, tra le quali ricordiamo la conferenza stampa tenuta lunedì 20 ottobre per fornire ulteriori elementi contro tale progetto. La battaglia sarà dura, ma i tarantini, ormai saturi di situazioni simili anche a causa dell’inquinamento provocato dall’acciaieria Ilva, responsabile dell’elevata mortalità dovuta soprattutto a malattie polmonari, cercheranno in tutti i modi di affermare le loro idee per salvaguardare la loro terra e la salute della gente.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org