I dati forniti dall’Istat sulle nuove nascite in Italia mostrano un quadro sempre più preoccupante. Nel 2015, infatti, i nuovi nati sono stati circa 488.000, un dato in calo rispetto al 2014 che aveva già segnato il minimo dall’Unità d’Italia (il precedente primato si era registrato nel 1995). Salvo sorprese, dunque, nel 2016 la riduzione dovrebbe proseguire. Il tema del basso tasso di natalità è un problema per i cittadini e per lo Stato nel suo complesso. Venalmente si tratta di meno contribuenti, meno forza lavoro ma soprattutto meno giovani.

Da qui un problema di invecchiamento generale della popolazione che rischia di trasformare questo Paese in un gerontocomio in cui però nessuno lavora e tutti dovrebbero percepire una pensione. Peraltro il tema della natalità si pone dal 2009, da quando cioè è stata registrata una progressiva diminuzione delle nascite.

La prima conclusione che si può trarre è che probabilmente, invece delle campagne per la fertilità condotte male e presentate peggio, servirebbero più incentivi a fare figli. Probabilmente ci sarebbe ancora chi accuserebbe che gli stessi fondi potrebbero essere utilizzati per combattere il riscaldamento globale, per rifornire di carta igienica le scuole o per coprire le buche nelle strade.

Ma se le indagini sulla natalità dessero dati incoraggianti, in realtà sarebbero anche il sintomo di una società che sta meglio, sotto tutti i punti di vista, in primis sicurezza sociale ed economica. L’immagine fotografata dall’Istat mostra il dato allarmante di una società sconvolta dalla crisi e dall’impossibilità contingente di fare figli. Si ritardano le gravidanze e, quando ci sono, non prevedono più di un figlio. Forse sarebbe il caso di ragionare sugli asili nido, sui tempi del lavoro, sulla paternità obbligatoria e su altri temi dai quali le situazioni contingenti e, in particolare il referendum, ci tengono alla lontana.

Quelle appena richiamate non sono semplicemente ipotesi se si considera, per esempio, l’innalzamento (per quanto ridotto) ma costante dell’età in cui si ha il primo figlio. Per le donne sono 31,7 anni; numero medio di figli per donna 1,35: praticamente ogni 3 bambini nati due sono figli unici. Nel 2014 il dato registrava 31,5 anni e 1,37 figli per donna (1,39 nel 2013; 1,42 nel 2012 ).

Di questo passo più che l’immigrazione come certi loschi figuri sostengono, sarà la nostra autoconsunzione a farci estinguere. 

Penna Bianca –ilmegafono.org