Ad Aversa, in provincia di Caserta, una giornalista e, prima di tutto, una donna forte e coraggiosa si trova in una situazione molto complicata e rischiosa. Marilena Natale, cronista campana e per molti anni collaboratrice de “La Gazzetta di Caserta”, è nota negli ambienti di cronaca perché tra questi ambienti è nata, cresciuta e si è formata a livello giornalistico. Da sempre al fianco della legalità e della giustizia, questa cronista ha combattuto contro i criminali locali e la collusione mafia-politica sin dal suo primo articolo e ciò le ha permesso di ottenere una certa notorietà tra le testate campane e non solo, diventando così una giornalista molto apprezzata.

Marilena, infatti, non si è mai arresa e non si è mai piegata al potere della camorra. Al contrario, ha sempre mostrato coraggio, un coraggio che l’ha portata a sfidare più volte i boss dei casalesi: dagli Schiavone ai Bidognetti, passando per i Moccia e gli Zagaria, nessuno è riuscito mai a spaventare la giornalista campana, né a fare in modo che tacesse o indietreggiasse.

Da qualche giorno a questa parte, però, la Direzione Distrettuale Antimafia ha avvertito Marilena che verrà presto affiancata da una scorta e che i suoi spostamenti avverranno all’interno di una macchina blindata, poiché vi sono dei “motivi per ritenere” che la sua vita “sia in pericolo”. Pur non essendovi una motivazione ancora precisa in merito a tale decisione, la Natale ha più volte dichiarato, come riportato da Antimafia2000, che tutto ciò potrebbe esser legato al suo ultimo intervento in merito alla realizzazione di un impianto di compostaggio a Casal di Principe. Tale impianto, come spiegato dalla giornalista, impedirebbe il trasporto dei rifiuti campani nelle altre regioni d’Italia e ciò ridurrebbe il business e gli introiti della camorra che, grazie al trasporto stesso, fa affari e si arricchisce.

La giornalista campana ha espresso il suo appoggio nei confronti dell’impianto, pubblicando persino un video su Facebook nel quale sottolinea i lati positivi della sua realizzazione: quello principale consiste, come detto, nell’impedire alla camorra di gestire lo smaltimento e il trasporto dei rifiuti come fa da ormai troppo tempo; inoltre, ciò permetterebbe un incremento di posti di lavoro (posti di lavoro “puliti” sotto ogni aspetto, tra l’altro) e andrebbe a ridurre il problema che affligge quella che è nota da tutti come la Terra dei Fuochi. Un’area, questa, ormai martoriata e destinata a morire finché qualcuno non deciderà di imprimere un deciso cambio di direzione.

Cambi di direzione necessario, dunque, perché, come la stessa giornalista ha affermato, devono essere soprattutto i cittadini (abbandonati dallo Stato) a cambiare, a pretendere che si cambi, a smettere di votare per quei politici che sono collusi con la camorra, a scendere in piazza e dire basta, urlare “Non ci sto” in faccia a quelle persone che hanno distrutto (e stanno distruggendo) una delle aree più belle d’Italia.

Perché la terra dei fuochi è, prima di tutto, la Campania e la Campania è una regione meravigliosa che non merita di subire i colpi inferti dalla criminalità e dai suoi complici. Per tale ragione, Marilena stessa ha pensato di creare l’associazione “Terra dei cuori”, che punta alla raccolta di fondi con il solo scopo di aiutare le famiglie costrette a lottare contro i tumori e le innumerevoli problematiche legate all’ambiente, che purtroppo si traducono in effetti tragici sulla salute fisica e mentale dei più piccoli.

Sembra evidente, quindi, che l’azione di protesta e denuncia della giornalista abbia stancato i clan dell’area casertana e non solo, ed è per questo che gli inquirenti, a seguito di alcune intercettazioni, temono fortemente che la vita di Marilena Natale sia in pericolo. Un pericolo ancor più serio soprattutto perché Marilena della scorta proprio non ne vuol sentir parlare: “Se arriverà la conferma dal ministero – dice – rifiuterò la scorta, perché i miei concittadini non crederebbero più in me”. “I miei concittadini – ha aggiunto – penserebbero che parlo e scrivo perché sono protetta, invece devono sapere che sono al loro fianco e che sono come loro”.

Una situazione difficile, una realtà purtroppo comune a questo nostro Paese, nel quale giustizia e legalità andrebbero difese e promosse sotto ogni punto di vista e che, invece, vengono continuamente mortificate da complicità e indifferenza, lasciando a poche persone coraggiose con la schiena dritta e la testa alta il fardello di una battaglia rischiosa e, troppo spesso, solitaria. Ci auguriamo che questa volta non sia così, che la Natale accetti la protezione e che lo Stato, al di là della scorta, faccia la sua parte anche sul piano politico e sociale, evitando che anche in questa vicenda ci sia qualcuno costretto a rimanere isolato e, dunque, a diventare bersaglio.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org