Associazione di stampo mafioso a scopo di estorsione, usura, riciclaggio, corruzione di pubblici ufficiali e per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici. È l’accusa alla base dell’inchiesta sulla tristemente famosa “cricca” di Mafia Capitale, capeggiata e coordinata dall’ormai noto estremista di destra ed ex membro della Banda della Magliana, Massimo Carminati. Tra gli indagati che figurano nell’ordinanza Mondo di Mezzo vi è anche l’imprenditore Cristiano Guarnera, attivo nel settore dell’edilizia.“Massimo Guarnera, imprenditore colluso, partecipa all’associazione mettendo a disposizione le proprie imprese e attività economiche nel settore della edilizia per la gestione degli appalti di opere e servizi conseguiti dall’associazione anche con metodo corruttivo”, si legge nell’ordinanza.

A Guarnera, arrestato il 2 dicembre scorso, la Guardia di Finanza ha sequestrato negli ultimi giorni un patrimonio da 100 milioni di euro. Il provvedimento di sequestro, emesso dal Tribunale di Roma, riguarda in particolare le quote societarie, il capitale sociale e l’intero patrimonio aziendale, comprese le disponibilità finanziarie, di una serie di società con sede nella Capitale. Secondo gli inquirenti, i rapporti tra Carminati e Guarnera avrebbero consentito a quest’ultimo di inserire le proprie imprese nel piano “emergenza abitativa” dell’amministrazione capitolina, cui partecipavano da tempo anche le cooperative di Salvatore Buzzi.

Nell’inchiesta, la figura di Buzzi è forse quella più controversa: a lui, infatti, fanno capo diverse cooperative attive nei settori della raccolta e smaltimento dei rifiuti, della accoglienza dei profughi e rifugiati, della manutenzione del verde pubblico e negli altri settori oggetto delle gare pubbliche. La rete dell’associazione di stampo mafioso di cui parlano gli inquirenti è tentacolare, arriva ovunque, anche in settori insospettabili come “l’accoglienza dei profughi”, e coinvolge attivamente esponenti politici, come l’ex sindaco Gianni Alemanno, anche lui nel registro degli indagati.

Per chi è nato o vive e risiede stabilmente nella Capitale, però, la collusione tra politica, criminalità e imprese non stupisce: già da tempo i romani si sono abituati agli scandali, come quello dell’Ama (l’azienda che gestisce i rifiuti) o dell’Atac (l’azienda del trasporto pubblico). Gli effetti di anni di cattiva gestione politica ed economica della città sono tangibili: strade dissestate, trasporto pubblico al collasso, rifiuti ovunque, monumenti e parchi trascurati o abbandonati e concorsi pubblici truccati. Perfino il parco del Colle Oppio, dove ha sede la Domus Aurea (la villa urbana che l’imperatore romano Nerone si fece costruire dopo il grande incendio che devastò Roma nel 64 d.C.), è lasciato a se stesso, a due passi da uno dei monumenti e attrazioni turistiche più famose al mondo, il Colosseo.

Spossati dal traffico e dal cattivo funzionamento di servizi e uffici pubblici, i cittadini di Roma hanno espresso sì indignazione per quanto scoperto da polizia e magistratura, ma l’indignazione si ferma laddove iniziano i problemi della routine quotidiana in una città ormai da tempo difficilmente fruibile da molti punti di vista. È come se a Roma il tempo si fosse fermato negli ultimi 30 anni. I problemi, in misura diversa certamente, sembrano essere sempre gli stessi e riconducibili ad un’unica parola: degrado. Un degrado culturale, politico, ambientale e sociale che purtroppo spesso oscura l’incommensurabile bellezza e ricchezza artistica di una delle città più antiche del mondo. La rete di corruzione e criminalità scoperta recentemente con Mafia Capitale non è altro che un ennesimo tassello nella storia complicata e maledetta della “Città eterna”.

Giorgia Lamaro -ilmegafono.org