La bella stagione è alle porte e i turisti non hanno mai smesso di arrivare a Siracusa, città molto in voga in questi anni e non per caso. Molto antica, e dai mille luoghi di interesse storico, artistico, archeologico e naturalistico, Siracusa vanta un mare spettacolare anche se perennemente minacciato dal polo industriale di Priolo.

Ma non vogliamo, in questa sede, né approfondire tematiche di rischio ambientale né di natura storico-artistica, quanto piuttosto denunciare l’abbandono e l’attuale sbarramento dell’accesso alle Saline del porto di questa città. Durante la settimana successiva alla scorsa festività pasquale, provai ingenuamente a percorrere le strade che conoscevo bene, perché da piccolo mi ci avventuravo alla scoperta di angoli, come le saline, che sono citate nelle guide ma di cui nessuno parla mai, come se non esistessero. In qualche modo, esse attiravano la mia curiosità.

Che le saline del porto di Siracusa non esistano è un po’ vero: questo luogo era ed è sempre vuoto per la maggior parte dell’anno e attira un’enorme quantità di uccelli migratori, pur essendo praticamente in città. Ora, in mezzo all’enorme quantità di gioielli architettonici e paesaggistici che vanta la provincia di Siracusa, è chiaro che le saline, per niente paragonabili a quelle che si trovano nel trapanese, sfigurano un po’: per questo e molti altri motivi sono poco curate, anzi abbandonate, pur facendo parte della riserva del fiume Ciane, molto più celebre grazie al papiro che vi cresce.

Il problema è che alcuni poveri turisti che capitano a Siracusa, leggendo le ormai datate guide, si lanciano magari alla scoperta di luoghi meno battuti dal grande flusso, così come qualche siracusano anomalo, come me, per poi ritrovarsi l’accesso sbarrato dopo una lunga camminata dal parcheggio, in cui chiaramente non è preannunciato nulla. C’è solo un cartello che recita “Pericolo di crollo”. La struttura danneggiata in questione è un enorme casermone in cemento, costruito in epoca a me ignota, che ha tutta l’aria di essere stato piazzato lì in riva al mare da qualche geometra del recente passato.

Oggi ci chiediamo come mai non abbia più il pavimento…? No, inutile interrogarsi sul perché questa struttura non venga abbattuta al più presto invece di lasciarla a se stessa precludendo l’accesso ai visitatori e agli amanti delle specie migratorie. Tanto chi ci va? In quanti si lamentano? A chi frega qualcosa? Sperando che le numerose associazioni attive sul territorio raccolgano questo appello e facciano qualcosa, per il momento mi auguro almeno che l’airone cinerino approfitti di questa assoluta tranquillità e solitudine.

Angelo De Grande -ilmegafono.org