Terzo concerto delle Luci della Centrale Elettrica in tre anni esatti. Roba che neanche Guccini, se avesse continuato. Le aspettative c’erano tutte finché non ha iniziato a cantare. È come se il ragazzo giovane e ingenuo che aveva iniziato a suonare con una chitarra di spiagge deturpate sia di colpo passato a diventare un arido quarantenne. Uno di quelli che, avendo sempre sognato di piantare le pennate, alla fine ci riesce.

Gli arrangiamenti del “Magnolia” non esaltano affatto. Oltre a sentire solo la chitarra non mi aspettavo di andare a una serata di hard rock. Il risultato sui primi due pezzi è un oltraggio della versione album.

Brondi, invece di farsi sedurre da quell’elettronica così piacevole del suo terzo album, cede a un già-sentito-2000-volte rockettino da festa della birra, senza alcuna personalità. Non canta e non balla nessuno. Puro onanismo che dopo un anno di tour ci può anche stare ma che, permettetecelo, ha un po’ rotto.

Poteva essere un concerto unico, sperimentale, verso nuovi orizzonti sonori e invece si è ridotto a una serie infinita di schitarrate fini a se stesse. Meno male che hanno deciso almeno di salvare un paio di pezzi assolutamente pregevoli come Una cosa spirituale e le più lente che ci esaltano.

Penna Bianca –ilmegafono.org