Questa settimana presentiamo i Gasparazzo, gruppo emiliano che si divide tra reggae e folk. Messe da parte le sonorità allegre e eccessivamente leggere che spesso caratterizzano il genere, i Gasparazzo sanno essere anche intimisti e riflessivi. Come se si trattasse dei Modena City Ramblers, ma con meno Irlanda nel mezzo. La band ha una formazione con base tra Bologna e Reggio Emilia, è attiva dal 2003 e, nell’arco di questi anni, si è esibita nelle situazioni più svariate, in Italia e all’estero. Tutte le anime dei Gasparazzo convergono nell’ultimo album in uscita, “Mo’ Mo’”, eclettico e contaminato, ironico, sognante ma allo stesso tempo anche impegnato.

Molto interessante il pezzo Rovesciala, brano che apre l’album e che nasce come inno per i Mondiali Antirazzisti, carico e travolgente come un inno deve essere, soprattutto perché esprime la speranza in un calcio diverso. La canzone è seguita da Michelazzo, forse il brano più scanzonato del disco, ispirato alla leggenda urbana di Michelazzo, personaggio mitico che “mangia, beve e…”, che accomuna molte tradizioni popolari, dalla Sicilia alla bassa pianura padana.

Mo’ mo’ è invece l’anima mediterranea dei Gasparazzo. Un sound che guarda molto a sud e che fa sembrare davvero di essere al mare. Quel giusto tocco di sogno e onirico che fa tanto bene in questo weekend cittadino. Cento pelle è un bella storia quasi metropolitana che attinge al topos del vagabondo affascinante ma sopratutto squattrinato. Ci piace moltissimo Cristo è là, impegnata e diretta quel tanto che basta per non essere banale, ma anche e soprattutto quasi malinconica.

Il brano, infatti, è dedicato a Federico Aldrovandi e il testo si basa sulle parole di Lino Aldrovandi in memoria del figlio assassinato. Se i posacenere potessero parlare è veramente interessante: partire da un oggetto di vita quotidiana per pensare a quante cose si nascondono ma anche quante cose accomunino i fumatori di tutto il mondo. Come se di fronte a una sigaretta le persone condividessero la propria vita.

Un album di quotidiane vicissitudini e poesie, che sa di mare ma anche di nebbia, senza mai scadere nel banale che spesso accomuna i pezzi di questo genere. Sicuramente registrato benissimo (il sesto album questo per il gruppo) e mixato molto bene. Insomma molto ben studiato anche tecnicamente, il che non è affatto scontato. Godeteveli e ballateci su!

Penna Bianca -ilmegafono.org