Mentre il mondo occidentale assisteva esterrefatto alla strage di Parigi in diretta tv la scorsa settimana, un’altra tragedia si è consumata nel più popoloso Stato africano, dove è attivo ormai da anni il gruppo jihadista che si fa chiamare Boko Haram, letteralmente “l’educazione occidentale è peccato”. Tra il 3 e il 7 gennaio, i militanti di questa organizzazione terroristica hanno perpetrato una carneficina nella città nord-orientale di Baga, con almeno 2 mila morti. Pochi giorni dopo, il 10 gennaio, Boko Haram ha imbottito di esplosivo una bambina di 10 anni: 19 morti e 18 feriti al mercato di Maiduguri, capitale dello Stato di Borno. Il giorno successivo, altre due bambine sono state usate come bombe umane al mercato di Potiskum, nello stato nord-orientale di Yobe: tre morti e decine di feriti. Non servono altre parole per descrivere la situazione della Nigeria nord-orientale, dove l’orrore vissuto a Parigi per pochi giorni è ormai quotidiano.

“Negli ultimi quattro anni, la situazione è gravemente peggiorata nella Nigeria nordorientale”, racconta Isabelle Mouniaman-Nara, direttore delle operazioni di Medici Senza Frontiere in Nigeria. Come spiega la Mouniaman-Nara, la radicalizzazione di Boko Haram e il suo cambio di strategia (occupazione di villaggi e città, rapimenti di massa, creazione di un califfato e così via) potranno comportare ulteriori sfollamenti di persone, problemi di salute pubblica – soprattutto epidemie – e difficoltà nel fornire assistenza medica nella regione. Per ora gli sfollati, per la maggior parte nel nord-ovest del paese, sono tra 800 mila e 1,5 milioni. Maiduguri, la città principale dello stato di Borno, ha subito cinque attacchi terroristici nel 2014 in cui sono morte decine di persone.

Secondo quanto riferisce Amnesty International, Boko Haram ha ripetutamente preso di mira comunità sospettate di collaborare con le forze di sicurezza. Le città in cui sono state costituite le milizie della task force civile congiunta, alleate del governo, hanno subito attacchi particolarmente brutali. La task force era presente a Baga, la città rasa al suolo tra il 2 e il 7 gennaio, e testimoni hanno riferito ad Amnesty International che i miliziani di Boko Haram andavano casa per casa a cercare “uomini in età adulta” che potessero essere affiliati o membri della Task force .

Il governo nigeriano, fino a pochi mesi fa, sosteneva di avere la situazione sotto controllo, ma non sembra così. Sembra piuttosto che il gruppo sia in qualche modo lasciato “libero” di agire in alcune regioni, come quella di Baga, dove è stato difficile accertare con chiarezza cosa fosse accaduto, proprio per la mancanza di un controllo governativo sull’area. “Gli abitanti non hanno potuto far ritorno per seppellire i morti, tantomeno contarli. Ma adesso le immagini dal satellite unite alle testimonianze dirette compongono un quadro più chiaro di quello che con ogni probabilità è il peggiore attacco mai portato da Boko Haram”, afferma Daniel Eyre, ricercatore di Amnesty International sulla Nigeria.

Gli attacchi contro i civili si sono particolarmente intensificati negli ultimi mesi, in vista delle elezioni presidenziali del 14 febbraio. Il presidente uscente, Goodluck Jonathan, però, come spiega il giornalista nigeriano Emeka Onyabo, in un articolo ripreso dalla rivista “Internazionale”, potrebbe trarre vantaggio da un rafforzamento di Boko Haram nel nord-est. La parte settentrionale del paese è infatti una roccaforte dell’opposizione (All progressive congress, Apc) e la situazione attuale di violenza costringerà molte persone a non poter votare per l’avversario di Jonathan, Muhammadu Buhari, un musulmano del nord. Se a questo aggiungiamo che l’appoggio internazionale al governo nigeriano è pressoché nullo nella lotta contro il terrorismo di matrice jihadista, allora il quadro diventa più chiaro: la Nigeria è indifesa di fronte all’orrore.

G.L.- ilmegafono.org