Sulle parole del ministro Poletti hanno scritto tutti e molto è già stato detto. Il fatto che vale ancora la pena di sottolineare è che il ministro pare non avere nulla da imparare dai propri errori. Non si capisce infatti la necessità di sparare sentenze, con uno stile che ricorda un po’ quello del saccente giocatore di scopone scientifico che distribuisce a destra e a manca consigli non richiesti, che si dimostrano costantemente fonte di polemiche.

Chiaramente non è un invito al silenzio, ma a misurare le parole sì. Che il proverbiale calcetto sia metafora delle relazioni interpersonali lo possiamo anche capire. Che le relazioni interpersonali nel mondo del lavoro siano importanti è un dato. Da qui a tirare in ballo il curriculum ce ne passa, e parecchio. Soprattutto verso i giovani, che tutti dicono essere il futuro del Paese, ma che guadagnano meno dei propri genitori e hanno meno prospettive di chi li ha preceduti, pur essendo più qualificati.

Bisognerebbe poi rendersi conto che, in un momento storico di nervi tesissimi del Paese – e le vergognose minacce al figlio del ministro stesso ne sono purtroppo un esempio – queste dichiarazioni sono ettolitri di benzina su un fuoco ben avviato. Ma c’è di più. Bisognerebbe che il ministro si rendesse conto della figura pubblica che incarna e della situazione in cui ci troviamo.

E dire che l’esercizio non sembra così difficile. Oltre a fare un passaggio tra i laureati disoccupati, tra l’eroismo dei ricercatori con stipendi da secondo mondo, basterebbe leggere qualche dato e contare fino dieci (a proposito di consigli da bar). L’iperbole, l’esagerazione, la metafora sono semplicemente fuori luogo. E non fanno del bene neanche al partito che si rappresenta. Questa ostentazione masochista a offrire sempre il fianco, tipica di una certa sinistra a tratti buontempona, ricorda tanto Bersani, maestro di metafora ma non certo un esempio in termini di popolarità.

Certi che il discorso non verrà ascoltato invitiamo quindi il ministro a proseguire nel tentativo di farsi impallinare e screditare a ogni piè sospinto a discapito di qualsiasi discorso che voglia essere un minimo serio sulle cose che, in fondo, contano davvero: cioè le riforme e le linee guida sul lavoro del Governo.

Penna Bianca -ilmegafono.org