Sono passati molti anni da quando mi aggiravo nei corridoi del liceo classico Tommaso Gargallo di Siracusa. Ricordo che mi sentivo fortunato a poter studiare in un antico edificio del XVIII secolo. Era un ex-convento dei padri Filippini, in Ortigia, a due passi dal mare, di cui spesso sentivo le onde infrangersi sulle mura dell’isola durante le lunghe lezioni invernali. Lo stesso luogo in cui avevano studiato mio nonno e mia madre e che era un pilastro della, seppur ormai mediocre, cultura siracusana.

Ricordo che mio nonno diceva: la tua scuola fu fondata dal grande poeta ed erudito siracusano Tommaso Gargallo nel lontano 1865. Mi disse anche tante altre cose, ma non voglio star qui a raccontarvi la storia di Gargallo o quella di mio nonno, per quanto interessanti, bensì quella di un edificio in cui si respirava il peso della tradizione.

Mi ricordo che durante gli ultimi anni di liceo, sarà stato il 1998, c’era un architetto che si aggirava nei corridoi della scuola scrivendo misure e prendendo appunti. Un giorno gli chiesi come mai e lui mi rispose che presto sarebbe stato necessario mettere a norma l’edificio e fare una ristrutturazione generale.

Questa vecchia scuola conservava arredi altrettanto antichi, mobili di pregio e innumerevoli oggetti interessanti e strani per la nostra generazione come uccelli impagliati o alambicchi di varie misure. Correva anche voce tra gli alunni che l’edificio nascondesse passaggi segreti e sotterranei inaccessibili.

C’era anche un cortile, me lo ricordo bene perché ci passavo buona parte della ricreazione. Era uno di quei cortili quadrati, regolari, circondato da logge in cui facevamo le assemblee di istituto estive e invernali, quando non pioveva. Dal 2005 gli studenti hanno lasciato questo luogo antico per trasferirsi in una modernissima scuola in periferia.

Da allora l’edificio è stato interamente svuotato di ogni suo arredo per essere ristrutturato ma, ad un certo punto, Comune e Provincia non hanno più portato avanti i lavori e hanno lasciato la struttura nel più completo e totale abbandono.

Adesso sembra che verranno effettuati nuovi interventi per rendere nuovamente fruibile quello che ormai è solo un guscio vuoto, privo della sua storia e del suo decoro. A mio parere questo liceo è un triste simbolo del decadimento della cultura e della società in generale, ma non voglio cadere in facili sofismi.

Credo invece sia diritto e dovere della comunità sapere che fine hanno fatto tutti i libri e gli oggetti e i mobili del palazzo ed esigere che vengano rimessi al loro posto dopo il dovuto restauro! Non ci si può accontentare di partecipare alle giornate del Fai, bisogna esigere che i luoghi simbolo dell’identità cittadina siano preservati e tramandati ai posteri come documenti storici.

Angelo De Grande -ilmegafono.org