C’è un “problema”, se così si può definire, che affligge la bella città di Siracusa. La questione gravita attorno al quadro di Caravaggio che raffigura il “Seppellimento di Santa Lucia”, originariamente appartenente alla chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, nella zona della Borgata, e attualmente ospitato dalla chiesa di Santa Lucia alla Badia, in piazza Duomo, nel centro storico di Ortigia. La tela fu dipinta dal maestro durante il suo passaggio da Siracusa. Il suo amico e pittore Mario Minniti fece nascondere il grande artista in fuga da Malta e gli trovò, per miracolo aggiungerei, questa prestigiosa commissione: la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro aveva bisogno di una pala d’altare che esaltasse la figura della santa patrona della città siciliana.

Immagino lo sgomento del prete che vide per la prima volta la tela sul suo altare, nella chiesa che veglia al sepolcro e al corpo della Santa, prima tra gli ultimi, tra gli umili.  Da questo sepolcro, in parte sotto il livello della strada, infatti, si accede alle catacombe che hanno preso il nome della santa e che potrebbero essere il luogo che diede ispirazione a Caravaggio per l’ambientazione della sua opera.

A causa di problemi ambientali dovuti ad una forte umidità della zona absidale della chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, il dipinto si è molto deteriorato nei secoli e per questo ha subito molti restauri, tra cui, il penultimo, nella prima metà del XX secolo, fu eseguito dall’equipe di Cesare Brandi all’Istituto Centrale del Restauro di Roma, che ha riportato in luce l’originario strato pittorico e tolto tutte le ridipinture che si erano susseguite nei secoli.

Questa operazione ha portato alla luce un’ampia campitura in cui il colore non esiste più e non permette di sapere con esattezza dove l’opera sia stata ambientata. Fortunatamente i personaggi che la animano e la luce del grande maestro sono ancora perfettamente riconoscibili e permettono di godere di quel che resta dell’opera.

Sembra che il grande maestro abbia tratto ispirazione per strutturare la scena dalla cassa argentea su cui si trova la statua della santa, che dovrebbe essere di poco precedente alla venuta di Caravaggio a Siracusa. Ho infatti trovato, all’archivio di Stato di Siracusa, la menzione di alcuni disegni fatti da Camillo Camillani alla fine del XVI secolo per la cassa di Santa Lucia, che a mio parere potrebbero essere quelli usati per la realizzazione del simulacro attualmente conservato nella cattedrale di Siracusa e risalente al 1599, quando fu cesellato dall’argentiere palermitano Pietro Rizzo. I due grandi personaggi in primo piano, che scavano la tomba della Santa sono, a mio avviso, stati citati da Caravaggio e non il contrario.

Detto ciò, torniamo al problema di cui tutti in questi giorni parlano: “Il quadro del seppellimento deve tornare nella sua originaria collocazione?”. In linea di principio, se la chiesa da cui la tela è stata presa esiste ancora, essa dovrebbe tornarvi senza ombra di dubbio. È vero che in questa chiesa la tela si è ridotta alle condizioni in cui possiamo vederla ma è altrettanto vero che la chiesa è stata da poco restaurata e i problemi sembrano ormai risolti.

Inoltre, la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro è in quella zona della città, la Borgata, che non accoglie ancora molti turisti, tutti invece concentrati nell’isola di Ortigia. Se il quadro tornasse a casa, i visitatori conoscerebbero una parte nuova della città, altrettanto degna di nota, vicina al museo archeologico e all’altra bellissima chiesa di San Giovanni, e la zona verrebbe valorizzata, così come il lavoro dei commercianti fuori dal centro storico.

I “pro” sono tanti, l’unico “contro” è che la centralizzazione della vita cittadina siracusana, da poco tornata ad apprezzare il cosiddetto “scogghiu”, ne sarebbe destabilizzata: gli habitué della passeggiata domenicale potrebbero infastidirsi nel trovare l’enorme chiesa di Santa Lucia alla Badia cos’ vuota, bianca e inutile. Ma son sicuro che le si potrà dare una degna finalità d’uso diversa da “contenitore/cassaforte/quinta scenica” per un’opera che non le appartiene, e si vede, e che crea un piccolo falso storico, creando imbarazzo tra i cultori della materia.

Angelo De Grande -ilmegafono.org