Non tutta l’anidride carbonica viene per nuocere, o quanto meno, non è necessario eliminarla del tutto per migliorare le condizioni ambientali del pianeta, tutt’altro. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Nature”, la completa rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera provocherebbe danni ambientali che la scienza non è riuscita ancora a individuare e, dunque, difficili da arginare nell’eventualità. Lo scienziato Phil Williamson, dell’Università dell’East Anglia, autore dell’articolo pubblicato sulla rivista, spiega che, per raggiungere gli obiettivi fissati nel corso del summit di Parigi svoltosi lo scorso dicembre, i leader mondiali hanno deciso di comune accordo di ridurre le emissioni di CO2 dall’atmosfera in modo da limitare l’aumento delle temperature al di sotto dei due gradi.

“I modelli climatici stimano che sarà necessario rimuovere fino a 600 miliardi di tonnellate di CO2, da qui al 2100, per rispettare l’accordo di Parigi”, chiarisce Williamson. “Se non saranno fatti tagli rapidi alle emissioni, un’estrazione significativa della CO2 dall’aria dovrà iniziare entro i prossimi 4 anni, al ritmo di 20 miliardi di tonnellate all’anno”. Un’operazione, quest’ultima, che si rivelerebbe costosa sia in termini economici che climatici, non essendo ancora stata sperimentata adeguatamente. La soluzione, dunque, sarebbe quella di ridurre e non rimuovere improvvisamente l’anidride carbonica presente nell’aria.

Se le riduzioni di anidride carbonica non saranno progressive e graduali, sarà necessario procedere in modo invasivo e potenzialmente dannoso per l’ambiente. Si ipotizzano vari sistemi per portare a termine la missione, ossia piantare alberi su vasti territori, modificare le nuvole per creare pioggia alcalina che fa da reagente con l’anidride carbonica, creare coltivazioni per produrre piante da bruciare nelle centrali elettriche e incrementare la crescita del fitoplancton nel mare: ciascuna di queste manovre potrebbe produrre effetti collaterali che gli scienziati non possono ancora rilevare e monitorare.

Nel dettaglio, si prevede che far sì che il suolo assorba artificialmente l’anidride carbonica attraverso l’utilizzo di silicati, avrebbe un costo pari a seicentomila miliardi di dollari, mentre la coltivazione di piante utili alla combustione per l’energia elettrica, estendendosi su 580 milioni di ettari di suolo, avrebbe conseguenze dannose sulla sicurezza alimentare, modificando flora e fauna dei territori interessati.

Alla luce di quanto emerso dallo studio, dunque, è chiaro che la mancanza di politiche ambientali adeguate e lungimiranti, condurrà l’intero pianeta in un vicolo cieco di cui ancora non si conoscono gli scenari. A quel punto, non ci sarà distinzione tra Nord e Sud che tenga. È ora di intervenire.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org