In un’Europa che ha vissuto un lungo periodo di pace è normale cercare spiegazioni al fenomeno terroristico. La prima, ufficiale e autorevole, quella dell’Europol di questa settimana, sembra confermare quanto abbiamo scritto in precedenza. Se gli attentati successivi a quello di Parigi fossero davvero opera di pazzoidi qualunque, senza relazioni specifiche, definite, con lo Stato Islamico, si confermerebbe che la guerra da portare avanti va combattuta su un piano diverso da quello della forza.

Va combattuta a livello culturale, sociale. Perché la società civile, la cultura delle persone, sono il più grande antidoto contro la violenza generica e gratuita. Soprattutto, a tal fine, diventa prioritario evitare le ghettizzazioni, il razzismo e l’esclusione. Bisogna puntare sull’inclusione, che significa non far sentire nessuno “fuori”, diverso, emarginato, in qualche modo giustificato, nel suo io, a compiere una strage o una qualsiasi forma di violenza terroristica.

Ma se è vero che il terrorismo, questo tipo di terrorismo, si alimenta e si fomenta attraverso una rete di marketing macabro su internet, allora perché non è possibile fermarlo? Fanno ogni tanto notizia i proclami di Anonymous, ma forse bisogna chiedersi perché su usuali social network o sull’internet accessibile a tutti, non il deep internet, sia possibile foraggiarsi di una ragione qualsiasi per uccidere.

La domanda è assolutamente ingenua e interessata. Magari si sta facendo molto o forse invece non si può bloccare. Possibile? Il dubbio legittimo sorge visto che i network citati dai media sono pressoché sempre i soliti. Perché dunque restano aperti? Perché sono accessibili a tutti? Sarebbe interessante che, a noi ignoranti in materia ma dubbiosi, qualcuno rispondesse anche prima di fare tante analisi e tanti interventi più o meno intelligenti.

Penna Bianca -ilmegafono.org