Sono passati 29 anni dal terribile incidente nucleare di Chernobyl, ma la situazione in Bielorussia, Russia e Ucraina non sembra essere affatto cambiata. Le conseguenze del disastro continuano a farsi sentire: milioni di persone vivono ancora in zone radioattive, in cui i livelli di contaminazione sono molto alti, provocando tumori e leucemie nei bambini. “Anche se sono passati 29 anni dall’incidente del 26 aprile 1986 – sottolinea Angelo Gentili, responsabile Legambiente solidarietà – la situazione continua a essere preoccupante. E come se non bastasse, a questo scenario allarmante si somma anche l’insensata costruzione della nuova centrale nucleare di Ostrovets, nel nord della Bielorussia, a soli 55 km dal confine con la Lituania”.

Nonostante persista una situazione così grave, ancora si tarda nel completare i lavori per la messa in sicurezza dell’area. Si tratta di un’enorme costruzione d’acciaio, New Safe Confinement (Nsc), alta 110 metri, lunga 164 e larga 257, il cui scopo sarà quello di proteggere la vecchia struttura, chiamata “sarcofago” e nata nelle settimane successive al disastro per ricoprire l’edificio che ospitava il reattore esploso, che ora si trova in pessime condizioni.

Il nuovo sistema non potrà sorgere direttamente sul vecchio, ma verrà costruito in due parti, ai lati del reattore danneggiato, che successivamente verranno unite e condotte su quest’ultimo. Inoltre, gli archi saranno composti da elementi in acciaio rivestiti esternamente con tre strati di pannelli e internamente con una resina termoplastica di policarbonato refrattaria ai corpuscoli.

Già negli anni Novanta il governo ucraino aveva promosso una gara d’appalto per la realizzazione del progetto che sostituisse la vecchia struttura. I lavori, finanziati da oltre quaranta Paesi, però sono iniziati solo nel 2012 e si prevede di concluderli entro il 2017. Importante sottolineare la pericolosità di tale opera, poiché la quantità di polvere radioattiva all’interno delle rovine è ancora oggi così elevata da costituire una grave minaccia per gli addetti ai lavori.

Per fortuna, non mancano iniziative volte ad aiutare questi Paesi. Una di questa è sicuramente “Progetto Rugiada”, sostenuta da Legambiente, che garantisce ai bambini ospitalità in centri all’avanguardia in aree non soggette alla contaminazione, dove hanno la possibilità di studiare ed essere sottoposti a controlli sanitari. Infine, il progetto prevede anche la creazione di serre controllate nelle zone contaminate, affinché gli studenti possano mangiare cibo sano.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org