In questo periodo si parla spesso di integrazione, spendendo tante belle parole, ma sempre poco si realizza. Non è certo questo il caso di Hana Bensalem e Caty Suquillo, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione Dar El Kalimat che si ritrova in Bovisasca nella periferia nord-ovest di Milano. Le due donne la gestiscono da 5 anni, portando avanti progetti di integrazione per famiglie arabe, aiutandole ad avvicinarsi alla cultura italiana. Ma i loro progetti non si fermano qui, perché se è vero che le donne arabe devono conoscere ed avvicinarsi alla nostra cultura, anche noi dobbiamo essere bravi a fare un passo verso il mondo arabo, sconosciuto e misterioso a tanti italiani. Questa è l’intervista che Hana e Caty hanno rilasciato per la nostra rivista.

Come nasce questa associazione e perché?

L’associazione nasce da un’idea della Cooperativa DAR-CASA, come progetto di integrazione per le donne arabe. Inizialmente erano 9 donne che hanno pensato di avviare un corso di lingua araba per bambini, poi con il passare degli anni abbiamo pensato di aggiungere ulteriori attività. Abbiamo visto donne arabe in difficoltà ad integrarsi, così abbiamo pensato di portare avanti tanti progetti per aiutarle, come un corso di lingua e cultura italiana e, al termine del corso, abbiamo deciso di organizzare una gita in Duomo e al Teatro alla Scala. Abbiamo anche organizzato delle uscite per andare al cinema insieme alle famiglie, e per alcune di esse era la prima volta, e inoltre ora iniziano anche corsi di zumba. Ci sono più o meno 250 persone che frequentano le attività dell’associazione. Ci capita anche di intervenire in dispute fra bambini italiani e arabi tramite il dialogo fra essi e con l’intervento dei genitori.

Che obiettivi avete raggiunto in questi 5 anni e quali altri vi ponete di raggiungere?

Noi facciamo tutto questo senza finanziamenti e questo frena un po’ le nostre idee. Vogliamo poter indirizzare sempre più donne e bambini verso la strada dell’integrazione, ma per fare ciò servono finanziamenti che difficilmente si trovano. Nonostante questo la scuola di lingua araba da inizio anno ha visto aumentare sempre di più le presenze. Abbiamo inoltre pensato ad altre attività, come un corso di danza del ventre per donne italiane, così da poter aumentare ulteriormente la conoscenza dell’altra cultura, e al doposcuola che teniamo il venerdì per aiutare i bambini con i compiti, al quale partecipano anche bimbi italiani e sudamericani. Dar El Kalimat ha l’obiettivo di integrare tante culture.

Questo non è un periodo felice per l’integrazione, ma nonostante le tante notizie di odio e di razzismo, cosa vi spinge a continuare ad andare avanti?

Quando sentiamo queste notizie diventiamo più forti, perché noi vogliamo dimostrare il contrario e mostrare come siamo realmente. Abbiamo invitato anche un imam a parlare, in italiano, per spiegare a bambini e ragazzi, all’incirca una sessantina, com’è l’islam vero, contro l’odio e portatore di pace. Questi ragazzi sanno poco dell’islam, sono una pagina bianca, perciò c’è sempre la paura che qualcuno possa fare loro un lavaggio del cervello e indirizzarli verso cattive strade. Noi cerchiamo di fermare questo processo in partenza spiegando ai bambini la conoscenza della vera cultura islamica. Anche le donne ci spingono ad andare avanti, perché le vediamo più forti, sono contente e ci chiedono di aumentare le attività e questa positività la trasmettono ai figli. Spesso manca la conoscenza dell’altro e questo blocca l’integrazione. Ci piacerebbe anche prima o poi organizzare gite tra donne arabe e donne italiane.

Mattia Cavalleri (Sonda.life) – ilmegafono.org