“L′arte non è cosa nostra”, così Vittorio Sgarbi ha intitolato l′esposizione del Padiglione Italia presentata a Venezia il 3 giugno scorso. Ma la realtà è ben altra!

Il CAM (Contemporary Art Museum) di Casoria, uno dei trenta siti di massimo interesse nel paese, inserito nell′iniziativa “Percorsi e soste del Padiglione Italia”, non ha potuto aprire a causa della spazzatura che vi impedisce l′accesso. “Il museo viene riconosciuto tra i trenta siti più interessanti per l′arte contemporanea in Italia e noi non possiamo partecipare alla Biennale di Venezia per i cumuli di monnezza che impediscono l′accesso al museo”, dichiara Antonio Manfredi, direttore del museo.

Questo museo combatte con coraggio la realtà campana e ha spesso subito intimidazioni e atti vandalici, tristi indicatori di “sensibilità” toccate da una provocazione inattesa.

La camorra, il museo l′ha raccontata anche in Germania, a Berlino, il maggio scorso, dopo aver chiesto provocatoriamente ad Angela Merkel asilo culturale e politico, con una mostra “May Be. They Could Live in Germany”, sui superlatitanti camorristi, mafiosi e affiliati alla ′ndrangheta, sui quali grava un mandato di cattura internazionale.

Parte di questa esposizione, i grandi striscioni con i volti dei ricercati, è stata scelta per essere esposta fino a novembre al Padiglione Italia dell′Arsenale di Venezia, nella sezione Museo della Mafia.

Quest′Italia è un paradosso: si fa arte contro la criminalità organizzata, ma poi l′arte stessa è contemporaneamente soffocata dai rifiuti che la camorra gestisce di concerto con l′amministrazione pubblica. Questo museo che ha provato provocatoriamente a “fuggire all′estero” come i cervelli e i corpi di molti italiani delusi, ricopre un ruolo fondamentale per la Campania e i suoi cittadini, perché è un luogo di espressione, artistica e sociale, inevitabilmente calato e celato in un tessuto socio-culturale chiuso e complesso.

Speriamo davvero che le cose cambino in fretta.

Angelo De Grande -ilmegafono.org